DOMENICA 14 MAGGIO 2023

 

368° ANNIVERSARIO DEL MIRACOLO

 

PROGRAMMA

 
 
DA LUNEDI  8   A  SABATO  13  MAGGIO:
 
SANTE MESSE:    7,30  -  17,00  
(precedute dal Santo Rosario)
 

VENERDI 12  MAGGIO ORE 16: ADORAZIONE EUCARISTICA

E SANTO ROSARIO MEDITATO

 
 
 
SABATO 13 MAGGIO ORE 20,30:
PROCESSIONE DALLA PREPOSITURALE AL SANTUARIO
(percorrendo Via Mazzini)
 
 
 
 
 

DOMENICA 14 MAGGIO:

SANTE MESSE:  ORE 7,30;  9,00;  10,30 (CONCELEBRATA);  17,00

 
PREGHIERA DEI VESPRI E SANTO ROSARIO ORE 15,00
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 

 

 

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO

MARTEDI 9 MAGGIO

 

            Maria, come recita questo antico inno, che abbiamo cantato, è invocata come "Stella del Mare". 

            Perché la Madonna viene chiamata "Stella del Mare"? Le stelle si presentano come un segnale luminoso e posseggono un loro fascino simpatico e misterioso per tutti noi, ma per quanti operano in mare esse sono sempre state fondamentali per la sicurezza della navigazione.

            Quando il cielo era limpido e la notte serena, la loro fiammella era il richiamo rassicurante per il procedere in mare ed in vista della meta desiderata. Ed anche quando il firmamento restava oscurato dalle nuvole, era motivo di fiducia il pensiero che comunque le stelle al di là continuavano ad esistere e non cessavano di mandare la loro flebile luce, anche se momentaneamente non veniva percepita.

            Nel mare della vita tutti abbiamo bisogno di avere qualche stella, che ci mandi la sua luce, ci indichi il cammino, ci doni sicurezza. Quando siamo sinceri con noi stessi sentiamo che non si può vivere in una continua oscurità e senza almeno qualche certezza. 

            La notte della mente e del cuore fa paura, suscita ansia, blocca la vita e nessuno può essere talmente masochista da voler vivere in una situazione di perenne confusione e di vuoto interiore.

            Abbiamo bisogno di luce spirituale per vivere sereni, vogliamo vedere davanti a noi il cammino da percorrere, desideriamo conoscere la strada del nostro destino e la meta della nostra vita. 

            Maria può essere quella guida materna che la nostra vita ricerca, si presenta come la stella luminosa del mattino delle nostre giornate, è la voce di quel navigatore spirituale che indica la strada da percorrere.

            Racconta il Vangelo di Giovanni che durante una festa di nozze a Cana di Galilea, di fronte ad una situazione di enorme disagio per l’improvvisa mancanza di vino al banchetto di matrimonio, la voce di Maria era stata chiarissima: “Fate quello che lui, il Signore, vi dirà”. I servi della tavola ubbidiscono, il problema inaspettatamente scompare ed avviene il miracolo dell’acqua mutata in ottimo vino.

            “Fate quello che Gesù vi dirà”. Ecco la voce della stella, ecco l’indicazione del navigatore. Ha un nome, Maria, e dice una cosa: “Fate quello che Gesù vi dirà”.

            Maria è la stella del mare della vita, che manda la sua luce a quanti alzano gli occhi verso di lei e sanno mettersi nel silenzio, come quando vogliamo ascoltare il silenzio delle stelle.

            Solo chi sa stare in silenzio può percepire la voce dell’altro che parla, riesce ad ascoltare i propri sentimenti, ha la capacità di rispondere agli interrogativi del suo cuore e quindi riesce a dare luce al cammino della propria vita.

            La prima strofa dell'Ave Maris Stella definisce Maria, anche come “porta felice del Cielo”.

            Maria è la porta del cielo grazie al suo si a Dio nell’annunciazione. Dio entra familiarmente nell’umanità, senza forzare l’umanità, attraverso la docilità del si di Maria. Il cielo, l’eternità di Dio, entra nella nostra umanità. 

            La porta di questa umanità è una donna che concepisce un bambino, il figlio di Dio, rimanendo immacolata, pura, bella! 

            Maria, come porta del cielo, è porta non solo al momento dell’Annunciazione, ma lo rimane per sempre: prima fra tutti i santi per la sua grazia speciale di essere la mamma di Dio, continua ad aiutarci, tramite lei ad arrivare a Cristo suo Figlio!

            Ecco perché dobbiamo pregarla…  Lei ci porta Dio e ci porta a Dio!

            O Maria, Stella del mare, abbiamo bisogno della tua luce, della tua guida, del tuo conforto materno, specialmente quando la solitudine si fa sentire e lo smarrimento si abbatte sui nostri giorni.

            Aiutaci a cogliere il linguaggio penetrante del silenzio interiore, la sua ricchezza stupenda, la gioia intensa che ne deriva.

            O Stella del mare, brilla sempre nella nostra mente e nel nostro cuore, perché riusciamo ad affrontare le nostre giornate con la grande forza della speranza e con la tanto desiderata serenità.

            O Stella del mare, prega per noi! 

 

 

 

 

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO

MERCOLEDI 10 MAGGIO

 

            Nell’inno Ave maris stella, oggi abbiamo chiesto a Maria: «Spezza i legami agli oppressi, rendi la luce ai ciechi, scaccia da noi ogni male, chiedi per noi ogni bene».

            Ma… non è un po' esagerato chiedere a Maria ciò che solo Dio può fare? Del resto, nella preghiera del Padre nostro è proprio a Dio che chiediamo: «liberaci dal male». E allora in che senso ci affidiamo alla Madre del Signore affinché ci strappi dal male?

            Dando alla luce Colui che rinnova “tutto” l’uomo, Maria ha collaborato al riscatto dal male che corrompe l’umanità. E la sua collaborazione continua oggi: Maria non si volge dall’altra parte quando siamo assediati dal male, ma si china premurosa perché nessuno vada perduto. 

            Lo ricorda così il Concilio Vaticano II: «Con il suo materno amore Maria si prende cura dei fratelli del Figlio suo, che sono ancora pellegrini e posti tra tanti pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata» (Lumen gentium 62).

            L’affidarsi a Maria è dunque conforme al volere di Cristo. Nell’ora del supremo combattimento in cui nasce l’umanità nuova, Gesù Crocifisso consegna i discepoli alla propria Madre. Perciò le generazioni cristiane non hanno mai dubitato di ricorrere a Maria, sicure di trovare rifugio e difesa nell’ora della prova e della lotta contro il male.

            Parlando di Maria che si prende cura dei nostri mali, si impone una riflessione sul termine “male”. Esistono diversi tipi di male: fisico, morale, spirituale, psicologico, personale, sociale, ecc.     C’è un male che sta fuori di noi e un male che si annida dentro di noi, come sottolinea Gesù: «Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive» (Mc 7,21). C’è un male che facciamo ad altri e un male che subiamo da altri.

            C’è un male proprio della nostra condizione di esseri creature limitati, precari, mortali. C’è un male provocato dal nostro egoismo.             

            C’è un male sopportato per generoso altruismo, come accade nel sacrificarsi per il bene di altri. 

            La molteplicità dei mali è da ricondurre in qualche modo al “male” che, secondo la rivelazione biblica, è l’opposizione a Dio, sommo bene, vita, felicità. Il male, in fondo, è il peccato. Pensiamo alla conclusione del Padre nostro, in cui supplichiamo Dio: «liberaci dal male», dove male sta per il Maligno, il nemico dell’uomo fatto a immagine di Dio.

            Senza addentrarci in questi pensieri è almeno importante tenerli presenti quando parliamo di affidamento a Maria contro il male e domandarci: quale male? 

            Maria interviene contro il male che è la non accettazione del suo Figlio, ossia il peccato. Certo, possiamo chiederle di guarirci da una malattia, di soccorrerci nella prova, di farci trovare lavoro, ecc., ma dobbiamo aver chiaro che Maria non è una “persona che fa magie”. Il suo intervento ha per oggetto la nostra liberazione dal male che è la non comunione con il suo Figlio.

            Se a volte, ai nostri occhi lei sembra non esaudirci perché rimaniamo nella sofferenza e nella malattia, dobbiamo pensare che il suo intervento ha come obiettivo quello di aumentare in noi la potenza del Figlio vincitore del Maligno. 

            Quante volte una malattia può aiutare a riscoprire la fede, a purificarla? Al contrario, altre volte la malattia mette in crisi la fede.    In questi casi l’affidarsi a Maria è invocare, nell'attacco del male fisico e dello smarrimento, la forza per non lasciarsi dominare dal male dell’incredulità, della imprecazione, della ribellione a Dio.

            Ci affidiamo a Maria per affidarci meglio a Dio solo. Il ricorrere alla protezione di Maria non contraddice dunque la supplica a Cristo: nella Messa, dopo il Padre nostro, si chiede a lui: «Liberaci, Signore, da tutti i mali…»; né contraddice il potere liberatore dello Spirito Santo, né l’intercessione dei Santi e della Chiesa. 

            Maria non è una concorrente di Gesù, poiché la vittoria da lei riportata sul Maligno, origine e causa di ogni peccato, non è altro che l’espressione perfettamente riuscita del trionfo di Cristo. 

 

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO

GIOVEDI 11 MAGGIO

 

Mostrati Madre per tutti...

“Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,26-27)

            Maria non è solo la Madre di Dio, ma è anche “la Madre nostra”, di tutti, Colei che continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione cristiana. 

            Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. 

            Centrale, il suo “rapporto strettissimo” con Gesù, come è naturale che avvenga “tra ogni figlio e sua madre”. “La carne di Cristo è stata intessuta nel grembo di Maria”, creando di fatto una “inseparabilità”. Il che significa che Maria “è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal suo legame intimo. Per questo non si può capire Gesù senza sua Madre”.

            La Madonna ci permette come madre di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero.

            In particolare, Maria può essere il rimedio più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche, contro le nostre chiusure e indifferenze, proprio come una mamma cerca di fare con i suoi figli.

            Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il ‘sapore di famiglia’. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e all'egoismo. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione assoluta, la forza della speranza.

            Pensiamo alle madri sofferenti, a quelle che hanno i figli chiusi in carcere, o ricoverati in ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, a quelle che vivono nei campi-profughi o in mezzo alla guerra; a noi tutti hanno molto da insegnare perché “non si arrendono e continuano a lottare per dare il meglio di se stesse ai loro figli. E a volte per “meglio” si intende, letteralmente, la vita. Dove c’è una madre c’è unità, c’è legame, appartenenza ai figli.

            Un mondo che guarda al futuro senza sguardo materno è cieco. Aumenterà pure i profitti, ma non saprà più vedere negli altri  persone da amare. Si otterranno guadagni, ma non saranno per tutti. Si abiterà la stessa casa, ma non da fratelli. Per questo la famiglia umana si fonda ancora oggi sulle madri.

            Per questo, la devozione alla Madre di Dio non è solo delicatezza spirituale, bensì esigenza della vita cristiana. Guardando a Maria, infatti, siamo incoraggiati a lasciare tanti pesi inutili e a ritrovare ciò che conta. 

            Il mondo ha bisogno di affidarsi a Maria che è  rimedio alla solitudine e alla disgregazione, è la Madre della consolazione, che sta con chi è solo e lo prende per mano, lo introduce con amore alla vita. 

            Se Dio, non ha fatto a meno della Madre: a maggior ragione ne abbiamo bisogno noi”. Questo significa che la Madonna non è un optional: va accolta nella vita. È la Regina della pace, che vince il male e conduce sulle vie del bene, che riporta l’unità tra i figli, che educa alla compassione.

            Caratteristica particolare di Maria, è la capacità di custodire come mamma tutti noi suoi figli nel suo cuore, prendersi a cuore la nostra vita. Solo chi guarda col cuore vede bene, perché sa ‘vedere dentro’: la persona al di là dei suoi sbagli, il fratello oltre le sue fragilità, la speranza nelle difficoltà; vede Dio in tutto. 

            Infine Maria, ha la capacità di aiutarci a chiedere di trovare tempo per Dio e per il prossimo, per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo un  po' di tempo da regalare agli altri saremo sorpresi e felici, per questo abbiamo chiesto prima nell'Ave Maris stella a Maria di renderci innocenti, umili e puri di cuore.

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO

VENERDI 12 MAGGIO

 

Donaci giorni di pace...

            E noi, specialmente in questo anno ci siamo resi conto come, ancora una volta, la pace sia un elemento molto precario della vita dell’uomo e di come ci siano uomini che hanno fatto credo della propria vita l’odio, il terrore, la guerra. 

            Certe nefandezze, in certi momenti, portano perfino i credenti a pensare che l’unica strada di uscita sia la risposta forte che spesso diventa poi violenta. Eppure lo sappiamo che la guerra non ha mai portato salvezze, ma solo violenza e morte, sappiamo che dietro alle guerre ci sono spesso solo gli interessi di alcuni che spesso sono ben mascherati, sappiamo dalla storia passata e attuale che si cerca addirittura di benedire le guerre e di farle passare per sante. 

            E’ ora di ritrovare il coraggio di fare scoppiare la pace. Ma che cosa posso farci io? Che cosa possiamo fare noi, per far scoppiare la pace? Sono i violenti, i grandi della terra che decidono… 

            E’ vero, siamo impotenti a livello mondiale, spesso noi stessi siamo frastornati e non sappiamo più come sia giusto reagire… e allora riprendiamoci in mano il Vangelo e proviamo a sentire che cosa ha da dirci Gesù: "Io vi lascio la pace, vi dono la mia pace. Non come la dà il mondo". 

            La pace di Gesù non è dichiarazione di impotenza, non è serie di compromessi, è lotta interiore profonda perché là dove è istintiva la rabbia per una palese ingiustizia non prevalga la vendetta ma il perdono, è cominciare a costruire la pace là dove viviamo.        Avete mai provato a pensare quanto coraggio ci vuole per essere uomini di pace sulle strade, mentre guidiamo la nostra auto nel traffico? A volte bisogna essere davvero degli eroi per non rispondere con altrettanta violenza nei nostri uffici alla violenza, ai soprusi, alle cattiverie che ci vengono fatte o all’uso del proprio piccolo potere per angariare gli altri e sentirsi loro superiori.    Preghiamo per la pace mondiale, cerchiamo di far sentire ai potenti signori della guerra che noi crediamo alla pace, facciamo anche gesti concreti di rinunce o di scelte di prodotti per non aiutare quelle multinazionali che finanziano le guerre, ma poi cominciamo a cercare con tutte le forze di far scoppiare la pace nelle nostre case, a rinunciare alle nostre piccole vendette personali, a offrire ancora e sempre una possibilità a chi crediamo abbia sbagliato. 

            Guardiamo a Gesù. Lui non è un pacifista che dice: "Fatemi tutto quello che volete perché intanto io sono buono", è uno che dice quello che ha da dire senza guardare in faccia nessuno, ma lo dice per salvare, è uno che fa saltare il banco dei cambiavalute ma per ricordare che commercio e religione non possono andare avanti insieme, ma è anche uno che quando, durante la sua passione, riceve uno schiaffo, non si vendica nei confronti di chi glielo ha dato, ma dice chiaramente: "Se ho sbagliato dimostramelo, se no, perché mi percuoti?", è uno che va con i peccatori, non perché non consideri i loro errori o le loro colpe, ma va con loro per salvarli, è uno che dice all’adultera che ha peccato, non le fa nessuno sconto, ma nello stesso la salva e la perdona. 

            E per metterci sulla strada per realizzare la pace ecco che oggi, abbiamo pregato nell'Ave Maris Stella, Maria di donarci giorni di pace.

            E' una immagine che dovrebbe riempirci di tenerezza e di coraggio. Maria è davvero la Madre di Dio, la Madre vera di quel Gesù che è il vero Figlio di Dio. Maria è la donna della realtà, colei che offre il suo corpo e la sua vita al Figlio di Dio, la donna che vive nel mistero, il mistero di quel Figlio che per arrivare agli uomini sceglie Lei, il mistero di una maternità divina e il mistero di diventare Madre di quegli stessi uomini che hanno messo in croce il suo Figlio. 

            E Maria accetta questo difficile compito: portare Dio e vivere nella fede, essere madre della gioia ed essere Madre del dolore, Madre del Principe della pace nel nome del quale ci saranno divisioni, discordie e guerre; e "Maria meditava queste cose nel suo cuore". 

            Forse il segreto e il suggerimento che la Madre di Gesù dà oggi a noi, suoi figli, è proprio questo: "Prima di ogni cosa, prima di parlare, prima di passare all’azione, abituati ad entrare in punta di piedi, con umiltà, nel mistero. Accogli il dono di Gesù con gioia, ma ricordati che è Lui Dio, non lasciarti portare via il mistero senza il quale saresti solo un povero uomo…". 

 

 

OMELIA 6 PASQUA 2023 - 1

 

          Ci stiamo avvicinando alla Pentecoste che concluderà il tempo pasquale e la parola di Dio comincia ad indirizzare lo sguardo e il desiderio del nostro cuore verso quello Spirito che è già stato donato, ma che sta per venire ancora una volta sulla Chiesa.

          Allora il sentimento che deve animarci, oggi più che mai, dovrà essere la gioia. Ce lo dice la prima lettura raccontando l'evangelizzazione della Samaria: "E vi fu grande gioia in quella città". 

          Il Vangelo e lo Spirito Santo portano con sé quella gioia che non è carnevale e luminarie, ma pace del cuore, serenità della mente, esultanza interiore. È quella gioia che Gesù ha promesso ai suoi discepoli nell'ultima cena, una gioia che niente e nessuno potrà mai toglierci.

          Il discorso sulla Chiesa, cominciato già domenica scorsa, continua oggi con gli Atti degli Apostoli che ci fanno vedere una Chiesa in cammino, una Chiesa ormai missionaria e, cosa ancora più importante, ci dice che ad uscire da Gerusalemme per annunciare il Vangelo addirittura ai Samaritani non sono gli apostoli, ma il diacono Filippo.

          Non si può delegare la missione ai soli sacerdoti, ma ogni cristiano deve farsi missionario nel suo ambiente, deve sussurrare all'orecchio e al cuore di chi gli vive accanto il nome di Gesù e la sua dottrina di salvezza. E questo non è solo un dovere, dovrebbe essere  anche e soprattutto il frutto della fede e dell'amore. I nostri silenzi, i nostri nascondimenti, le nostre paure sono segno che di Gesù e della chiesa ce ne importa pochino. Ma allora che cristiani siamo?

          Però è anche importante dire che le comunità cristiane che nascono, gli uomini e le donne che vengono alla fede, da chiunque siano stati evangelizzati, devono essere unite strettamente agli apostoli: nell'episodio che stiamo esaminando, Pietro e Giovanni da Gerusalemme vanno ad imporre le mani sui nuovi battezzati e ad incorporarli così nell'unica chiesa di Cristo.

          Oggi nella Chiesa di Dio si manifesta una grande ricchezza di movimenti, di gruppi, di associazioni: dobbiamo ringraziarne lo Spirito, ma a nessuno è permesso andare avanti per conto suo; tutti devono sentirsi parte della parrocchia, della diocesi, della chiesa con un servizio qualificato e ordinato, nell'obbedienza ai vescovi e al proprio parroco, nella partecipazione a un disegno pastorale unitario. 

          Nella Chiesa non esistono cani sciolti e senza collare. 

          Il Vangelo di oggi è pieno della tenerezza di Gesù per i suoi. Siamo durante l'ultima cena e nelle parole di addio sembra di sentire palpitare più che mai il cuore di Cristo che guarda ai suoi poveri, deboli amici che fra poco dovranno affrontare con lui il dramma della croce, che si sbanderanno come pecore, che lo abbandoneranno e a loro volta si sentiranno abbandonati da lui; e come una madre se li raccoglie vicino e li rassicura: «Non vi lascerò orfani, ritornerò a voi». E vi ritornerò per mezzo del mio Spirito, il Consolatore che rimarrà con voi per sempre.

          La Chiesa, ciascuno di noi, dovrebbe oggi parlare al mondo con lo stesso cuore di Cristo, consolarne le pene, sollevarne le speranze, mostrare a tutti gli uomini il volto dell'amore e presentarsi disarmata e povera per rispondere alle sfide del nostro tempo con la sola forza dello Spirito Santo.

           San Pietro ci esorta a rendere conto a tutti della nostra presenza nel mondo, ma con dolcezza e rispetto, senza arroganza, proponendo e non imponendo la parola del Vangelo, anche se questo ci dovesse costare persecuzione. 

          È meglio infatti soffrire operando il bene piuttosto che facendo il male. 

          Facciamoci in questo aiutare dalla nostra Madonna. 

          Subito è pronta a venire in nostro aiuto quando la preghiamo, la sua protezione è a nostro favore. Nei tanti momenti della vita nei quali abbiamo bisogno ricordiamo che lei non si fa aspettare: è la Madonna della prontezza, viene subito a servirci.

          Sia questo il nostro programma per una vita veramente cristiana.

 

 

AL TERMINE DELLA PROCESSIONE - MAGGIO 2023

 

 

            Ai piedi della croce, nell’ora suprema della sua morte, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a lei perché non vuole che camminiamo senza una madre...»: così scrive papa Francesco nell’Enciclica Evangelii gaudium (n. 285) citando le parole del Crocifisso (Gv 19,26-27). 

            Questo abbiamo sperimentato partecipando questa sera alla processione con lo stendardo dell’immagine della Madonna del Pianto che si venera nel nostro Santuario.

            Abbiamo vissuto un momento forte di Chiesa, un’esperienza della comunità cristiana locale insieme alla comunità civile, per le strade della nostra città. 

            La Vergine Maria, che nel lontano 1655, diede a quel ragazzo Paolo un segno della sua presenza misericordiosa, continua ad accompagnare il nostro cammino nelle vicissitudini della storia con amore di madre.

            Maria «non vuole impietosire il nostro cuore, trascinandolo sotto la spinta di un’emozione spirituale, ma vuole muovere la nostra volontà perché impari a fare sempre delle scelte secondo Dio in tutte le circostanze ordinarie e straordinarie della vita. In questa particolare stagione della vita del Paese e del mondo, la Vergine Addolorata invita tutti a coltivare il dialogo, a praticare l’accoglienza, a vivere la solidarietà, particolarmente verso coloro che restano ai margini delle attenzioni quotidiane, quei piccoli e quegli ultimi ai quali il Signore Gesù riserva le sue predilezioni e che ci precederanno nel regno del Padre. 

             Stiamo vivendo momenti di paura, di incertezza, in cui la realtà del dolore, della malattia, della morte si è fatta compagna di viaggio; siamo chiamati ad essere annunciatori di speranza, portando la nostra croce con lo sguardo rivolto al Cristo risorto che ha vinto la morte. 

            La breve processione che si è appena conclusa, desidera essere una professione di fede: cerchiamo, a nome di tutta la comunità di accompagnare Maria, l’Addolorata, che segue il Figlio suo nel cammino della vita, nel cammino della Croce, e chiedere la grazia allo Spirito, affinché ognuno di noi, superando le paure, le fatiche, le sofferenze del tempo presente, possa vivere ogni giorno come figlio nel Figlio con Maria nostra madre. 

 

 

OMELIA 6 PASQUA 2023 - 2

 

              Il primo versetto di questo Vangelo ci mette dinanzi ad una scelta di vita concreta: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti…” Con molta sincerità, se non osserviamo i comandamenti di Cristo… non siamo di Cristo.

              E Gesù non si riferisce solo ai dieci comandamenti; questi sono l’inizio. Lui va ben oltre. Il Comandamento dell’Amore. Quando parliamo d’amore intendiamo spesso molte cose, lo personalizziamo a nostro piacimento fino a ridurlo a tutto il contrario  Quante vigliaccherie riesce a commettere l’uomo catalogandole poi come “fatte per amore”. 

              Per amore si toglie la dignità; per amore si uccide; per amore si violenta; per amore si diventa indifferenti verso il prossimo.  Ma tutto questo non c’entra niente con l’Amore di Dio. 

              Il cuore dell’Amore cristiano è la donazione. E dove iniziare ad amare se non in famiglia? Se non trasmettiamo Cristo nelle nostre famiglie non troveremo più Cristo nella società. 

La “scuola” per eccellenza dei cristiani è la famiglia. Non possiamo “delegare” la trasmissione della fede ai sacerdoti e alle parrocchie. Il demonio è un catechista furbo: per abbattere la Chiesa, colpisce le famiglie.

              Se ai nostri figli non insegniamo con i fatti che amare significa donarsi, loro impareranno dal mondo cosa significa fare il contrario.

              Al cristiano Cristo fa un dono straordinario: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce”. Il mondo non Lo conosce; il cristiano sì.

              Di fronte a questa conoscenza io e voi abbiamo delle responsabilità, non possiamo rinunciare ad essere di Cristo.

Ripensiamo quindi al nostro essere “Chiesa” come una grande famiglia di famiglie radunate dallo Spirito di Dio.

              E come famiglie dobbiamo dare segno della presenza di Dio nel mondo cercando di vivere la vita di tutti i giorni in Cristo, ed è questa  la testimonianza più vera.

              Come cristiani dobbiamo scrollarci di dosso quegli atteggiamenti che diventano un “cancro” per la nostra società. Il cristiano non è omertoso; dice la verità; non paga e non chiede tangenti o pizzo; scuote le mani e non accetta favori; sul posto di lavoro, qualsiasi esso sia, è di esempio; quando guida rispetta la propria vita e quella del prossimo; rispetta la natura come un dono di tutti gli uomini; quando vede il male non “gira la faccia dall’altra parte”. L’elenco si potrebbe fare lungo di decine di pagine.

              Altra cosa da riscoprire è il senso della gioia nel vivere la nostra vita in Cristo. A volte si pensa che la vita del cristiano sia grigia, piatta, che sa di luoghi chiusi…

              Qui noi cristiani adulti dobbiamo fare un esame di coscienza e rivedere il nostro modo di rapportarci ai bambini, ai ragazzi ed ai giovani, di come trasmettiamo loro la fede, partendo dal presupposto che il Vangelo è il Lieto Annuncio… 

              No, certo non stravolgendo la catechesi, anzi, ma divenendo noi adulti per primi testimoni della gioia! 

              Ed infine, nel farmi compagno di viaggio con tanti fratelli, devo riscoprire il bisogno di sentirmi parte di un corpo.

Questo bisogno a volte si manifesta nella necessità di essere semplicemente ascoltati. Di conseguenza il cristiano è anche l’uomo dell’ascolto: si diviene consolatori per mandato del Consolatore…  

              Quanta scarsità di buoni ascoltatori c’è intorno a noi!

Mi rendo conto che una parola buona messa nel cuore di un uomo al momento giusto può evitare tanto male.

              Credetemi, il consiglio cristiano è importante a volte come una mano tesa ad un uomo che sta per annegare. 

Negare questa carità è gravissimo! Ecco perché occorre combattere la fretta e la superficialità che oggi ci sembrano delle scelte necessarie. Cristo si è sempre fermato davanti all’uomo sofferente; si è fermato anche e soprattutto con l’uomo ingannato dal peccato. Anche noi dobbiamo fare così.

              Fratelli, vedete che la vita nello Spirito Santo è in totale contrapposizione alla vita secondo l’istinto.

              perché… dice Gesù oggi: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Impariamo pertanto ad imitare Maria, la nostra Madre Addolorata, è lei che ci vuole accompagnare in questo cammino impegnativo, perché sarebbe grave perdere l’amore.

 

OMELIA 6 PASQUA 2023 - 3

            Chi legge la Bibbia rimane profondamente impressionato dal fatto che dopo ogni disgrazia, ogni catastrofe, dopo quella che sembra la rovina dei singoli o dell'intera nazione, c'è sempre un profeta che annunzia con la forza la speranza, che invita ad avere il coraggio di guardare avanti e di credere nel futuro.

            Ogni disgrazia, ogni catastrofe - i terremoti, la carestia, l'esilio - vengono considerati un castigo, una punizione di Dio per il peccato e ci sono parole forti in molte pagine dell'Antico Testamento. Noi rimaniamo turbati perché questa immagine di Dio che punisce con severità non riusciamo a capirla e soprattutto non riusciamo a capire la punizione dei figli per le colpe del padre, del popolo per le colpe dei capi: son cose completamente lontane dalla nostra mentalità. Gli uomini antichi, che vivono in un mondo totalmente immerso nella religiosità, non hanno altra spiegazione per la disgrazia, per la catastrofe, che il castigo per una colpa. Bisogna individuare il colpevole, bisogna fare grandi riti di espiazione: questo è un po' comune in tutte le religioni.

            La cosa straordinaria della Bibbia è che da questa "palude" emerge sempre una parola di speranza che invita a guardare oltre: oltre tutto!  "Spezzerò l’arco e la spada, eliminerò la guerra da questa terra. Farò vivere il mio popolo in pace." Così si legge nei libri dei Profeti Amos e Osea. Una speranza aldilà di quella che sembra l'evidenza: l'evidenza della distruzione, l'evidenza del male...

            Questo grido di speranza nel Nuovo Testamento comincia a prendere, addirittura, il volto di Dio: lo Spirito Santo è Colui che viene a difendere, nel cuore dell'uomo, nel cuore del credente, il coraggio della speranza! "Il Padre vi darà un altro Consolatore". La parola greca è: Paracletos!: lo Spirito Santo Paraclito. il Paraclito è "l'Avvocato difensore".

            Perché abbiamo bisogno di un "Avvocato difensore?".

            I primi cristiani erano convintissimi che non basta la storia degli uomini, il coraggio che possiamo darci tra di noi: ci vuole Qualcuno che venga a difendere dentro il nostro cuore la speranza, il coraggio di guardare il futuro, di non rassegnarci all'ingiustizia, al male… e oggi ne abbiamo bisogno come sempre, come gli uomini di tutti i tempi.

            Anche oggi c'è la "palude" del male, delle disgrazie e, qualche volta, abbiamo intorno chi vuole metterci paura, toglierci la speranza. Il credente - lo avete ascoltato dalle belle parole di Pietro - è uno che rende ragione della speranza che si porta dentro: ma non è facile!

            Avete provato, anche voi, forse qualche volta, a comunicare parole di speranza ai vostri figli, ai vostri nipoti… e avete sperimentato la difficoltà?

            I nostri ragazzi, spesso, guardano il mondo attraverso i social, che sempre ci mettono davanti catastrofi, cose che non vanno: l'ingiustizia, il menefreghismo, la passività dei governanti, della gente… come dar loro il coraggio di credere ancora, di sperare nella giustizia, nel bene, il coraggio di farlo concretamente, nella vita di ogni giorno, con passione?!

            Come si può aiutare i nostri ragazzi a conservare nel cuore i sogni di un mondo giusto, di un mondo pacifico?

Come posso, anch’io, conservare nel cuore il sogno di rimanere "giusto", di non cedere alla tentazione del "così fan tutti"? 

            Ci portiamo dietro la vigliaccheria, la pigrizia, lo scoraggiamento: scoraggiamento per come va il mondo, scoraggiamento, a volte, per come funziona il mondo dei credenti ...quante paure, quante vigliaccherie! Come conservare la speranza?

            Ecco, i primi cristiani ci dicono: "Non avere paura! Gesù ci ha mandato un "Avvocato difensore!". A difendermi da che? Non da me stesso, ma dallo scoraggiamento: a difendere dentro di me il coraggio della speranza.

            Ci prepariamo a celebrare Pentecoste e ancora chiederemo allo Spirito che venga, Lui, il "Consolatore", il "Paraclito", Colui chi ci fa capaci, in questo mondo, di continuare a credere, a sperare aldilà di tutto: una speranza totale, una speranza assoluta che non conta soltanto sulle nostre forze, ma su Dio!

            Questo coraggio della speranza, i primi cristiani, sono riusciti a personalizzarlo e non è più soltanto il "soffio" di Dio, è proprio una Persona: è Dio stesso che viene accanto a noi. 

            Per questo Maria nostra Madre, la Madonna, risplende per noi come segno di sicura speranza. E’ la Madre della speranza; nel nostro cammino, nella nostra strada, verso il cielo dove suo Figlio ha preparato anche per noi un posto sicuro. Fidiamoci di Lei.