I segni della Quaresima 
digiuno, elemosina, preghiera

 

DIGIUNO

Il digiuno che piace al Signore

Digiuna dal giudicare gli altri: scopri Cristo che vive in loro.

Digiuna dal dire parole che feriscono: saziati di frasi che guariscono.

Digiuna dall’essere insoddisfatto: riempiti di gratitudine.

Digiuna dalle arrabbiature: rivestiti di pazienza.  E di sorrisi!

Digiuna dal pessimismo: apriti alla speranza. E alla voglia di fare…

Digiuna dalle preoccupazioni inutili: riponi la tua fiducia in Dio.

Digiuna dal lamentarti: sorprenditi a pieni polmoni per quella meraviglia che è la vita.

Digiuna dall’amarezza: riempiti di perdono.

Digiuna dallo scoraggiamento: caricati di entusiasmo.

Digiuna dal dare importanza a te stesso: riserva tutte le tue attenzioni agli altri.

Digiuna dall’ansia per le tue cose: riempiti di amore per le cose di Dio.

 

ELEMOSINA

l’elemosina è un mezzo per ristabilire la giustizia quale Dio la vuole sulla terra, dando a tutti gli esseri ciò di cui essi hanno bisogno. 

San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: «L’elemosina … sotto il nome unico di “misericordia” abbraccia molte opere buone». Ogni gesto di generosità che dona ai poveri e ai bisognosi è frutto di una privazione personale. L’elemosina, anche se piccola, aiuta ad alzare gli occhi da noi stessi e ad avere compassione per chi stende la mano in cerca di aiuto. 

L’elemosina nasce dalla misericordia, dall’interesse autentico per la vita dell’altro

L’elemosina più̀ bella è ascoltare il fratello: un colloquio apre il cuore, può̀ rigenerare l’anima. Quando ascolto nella pace, la pace entra nell’intimo di chi mi parla. È un bene fatto bene: nessuno diventa famoso perché́ ascolta in silenzio... 

Bisogna fare il bene “bene”, ossia senza farlo sapere e per farlo bene bisogna farlo di nascosto. 

Non sappia la destra quello che fa la tua sinistra”.

 

PREGHIERA

Ci sono tanti modi per pregare insieme: 

Inizia col un bel “Segno di croce” dicendo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 

si può leggere anche il vangelo del giorno

si può mettere una intenzione particolare di preghiera. 

si può chiedere perdono e mettersi in ascolto della Parola di Dio; 

si può chiedere aiuto e professare la propria fede; 

si può adorare davanti alla croce o all’Eucaristia; 

si può dare lode a Dio per il suo grande amore e pregare cantando o in silenzio. 

si può pregare insieme per la pace e per generare una cultura di pace,

Chiudi con il Padre nostro o l’Ave Maria o il Gloria al Padre. 

 

Il Sacramento della Riconciliazione 

Digiuno, elemosina e preghiera raggiungono il suo punto focale nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, via per eccellenza della conversione del cuore e dell’impegno determinante per un rinnovamento spirituale. 

Hai già pensato alla tua Confessione per celebrare bene la Pasqua del Signore?

 

QUARESIMA 2024 - CATECHESI ADULTI

 

 

 

 

 

Riflessioni sulla

Lettera Pastorale

2023 – 2024

del Vescovo Francesco

 

 

“SERVIRE LA VITA, SERVIRLA INSIEME ”

“PER STRADA VERSO EMMAUS”

 

 

 

 

MERCOLEDI   28 FEBBRAIO      

"Lasciarsi trasformare"

Dalla Lettera ai Romani 12,1-3

 

MERCOLEDI   06 MARZO             

"Una Chiesa in discernimento"

Dagli Atti degli Apostoli 6,1-6

 

 

MERCOLEDI   13 MARZO             

"Sto alla porta e busso"

Dal Libro dell'Apocalisse 3,14-22

 

 

MERCOLEDI   20 MARZO

"A colloquio con Gesù"

Dal Vangelo secondo Giovanni 4,5-42

 

 

 

ORE 15,00

 

presso il SANTUARIO

DELLA MADONNA DEL PIANTO IN ALBINO

 

 

don Giuseppe Ravasio

“SERVIRE LA VITA, SERVIRLA INSIEME ”

“STO ALLA PORTA E BUSSO”

4- Catechesi di Quaresima 2024

 

 

4 quaresima 2024.pdf

 

 

PREGHIAMO INSIEME

Apro il mio cuore a te

 

Ti ringraziamo, Signore, perché la tua Parola, pronunciata duemila anni fa, è viva ed efficace in mezzo a noi. Essa è più potente e più forte delle nostre debolezze, più efficace delle nostre fragilità, più penetrante delle nostre resistenze. Per questo ti chiediamo di essere illuminati dalla tua Parola, per prenderla sul serio ed aprire la nostra esperienza a ciò che ci manifesta, per darle fiducia nella nostra vita e permetterle di operare in noi secondo la ricchezza della sua potenza. Te lo chiediamo, Padre, per Cristo Gesù, tua Parola incarnata, per la sua morte e risurrezione, e per lo Spirito Santo che continuamente rinnova in noi la forza di questa Parola,  ora e per tutti i secoli. Amen.

 

LA PAROLA DI DIO

Dal vangelo secondo Giovanni (4,5-42)

Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».

Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli dice la donna, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.

Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

 

COMPRENDERE LA PAROLA

 

Gesù, intenzionato ad andare in Galilea, passa attraverso la Samaria, non perché il tragitto sia più breve né per sfuggire alle autorità, ma perché egli deve andare al di là di Israele. Anche se l’esatta ubicazione di Sicar rimane discussa, gli elementi che l’evangelista fornisce servono a collocare l’episodio dell’incontro con la samaritana su uno sfondo biblico ricchissimo.

v. 5

Sicar: L’identificazione di questa città risulta difficile, sia perché non compare mai nell’AT, sia perché non individuato dalla ricerca archeologica. S. Girolamo la identificò con Sichem, la città dove Giacobbe acquista un terreno (Gen 33,18-19) e dove saranno seppellite le ossa di suo figlio Giuseppe

(cf Gs 24,32).

v. 6-8

pozzo di Giacobbe: Si tratta di una sorgente zampillante in fondo ad un pozzo abbastanza profondo. A partire dal IV sec. viene identificato con quello ai piedi del monte Garizim, profondo una trentina di metri e la cui acqua scaturisce da una sorgente.

mezzogiorno: la metà del giorno, il tempo della piena luce. Questa indicazione motiva la stanchezza di Gesù, ma sottolinea la rilevanza dell’incontro che di lì a poco avrà luogo. L’«ora sesta», insolita per andare ad attingere l’acqua, potrebbe sottolineare il desiderio della samaritana di evitare incontri con le altre donne che si recavano al pozzo, quasi sempre a gruppi, in ore certamente più fresche.

 

Nella luminosa atmosfera del mezzogiorno, nell’ora più insolita per andare ad attingere al pozzo, mentre i discepoli si sono recati in paese a comprare da mangiare, giunge al pozzo una donna di Samaria. Il fatto di non avere un nome, le permette di avere una valenza simbolica per tutti quelli che cercano l’incontro con Cristo .

v. 9

Samaritani: L’ostilità dei giudei e samaritani viene fatta risalire, dal testo biblico, all’insediamento forzato in Samaria di gente straniera e idolatra in epoca assira, che diede origine a una popolazione mista e ad una forma religiosa osteggiata dalle autorità di Gerusalemme.

I rapporti già difficili si deteriorarono del tutto nel 128 a.C., quando Giovanni Ircano diede alle fiamme il tempio dei samaritani edificato sul monte Garizim.

In epoca neotestamentaria le relazioni erano tese e davano spesso luogo a incidenti sanguinosi.

v. 10

il dono di Dio: Usato spesso per indicare lo Spirito, il dono può essere anche Gesù stesso, ma le due interpretazioni si integrano, nel senso che è la rivelazione di Gesù che dona la vita per mezzo dell’azione dello Spirito effuso da Gesù risorto.

acqua viva: L’origine del malinteso tra Gesù e la donna sta nel fatto che mentre Gesù fa riferimento all’acqua «viva» che dà la vita, lei pensa all’acqua «viva» corrente, in opposizione all’acqua «morta» ferma, di cisterna.

E’ singolare però è il modo in cui Gesù, come nel caso di Nicodemo, si fa conoscere.

 

Gesù vuole che lentamente la donna giunga alla consapevolezza della propria sete di vita.

v. 11

Signore: Come possiamo immaginare, questo termine, viene usato per Gesù da molte persone, ma non ha sempre lo stesso valore cristologico. Anzi, spesso, è usato semplicemente come espressione di cortesia, come in questo caso.

v. 12

Sei tu forse più grande: Nell’ottica dei samaritani e della loro venerazione per i patriarchi d’Israele è impensabile che qualcuno possa essere più grande di questi antenati.

Si tratta di un esempio dell’ironia del quarto vangelo: negando tale possibilità la donna l’afferma indirettamente e inconsciamente.

ci diede il pozzo: In realtà nell’AT non c’è nessun riferimento al fatto che Giacobbe abbia scavato dei pozzi. Nella tradizione rabbinica però si fa riferimento ad un pozzo «miracoloso» collegato proprio al patriarca.

v. 13

beve + berrà: Nel testo greco si passa dal presente al futuro: questo sottolinea un bere definitivo, compiuto una volta per tutte, che non implica la necessità di tornare a bere.

v. 14

zampilla: Il verbo si riferisce a un movimento improvviso compiuto, generalmente, dall’uomo. Quindi significa «saltare», «balzare», «slanciarsi».

Per le cose viene riferito alla luce, alla freccia, all’eco.

Questo sembra essere l’unico caso in cui è riferito all’acqua. Più che allo zampillare di una fontana, bisognerebbe pensare all’esplosione improvvisa del getto di acqua, in cui si assommano la forza e la vitalità improvvisa.

per la vita eterna: In questi paesi vicini al deserto, l’acqua è il simbolo di tutti i valori della vita, in particolare della sapienza, della legge e dello Spirito.

Giovanni pensa qui al dono dello Spirito che dà la vita eterna.

 

Gesù dà alla discussione una svolta decisamente nuova: disilludendo la sua interlocutrice, la conduce a comprendere progressivamente che lei deve trovare il vero sposo, proprio come la Samaria deve ritrovare l’unico vero Dio. L’acqua zampillante per la vita eterna è uno dei doni che Gesù può elargire. E questa sorgente zampillante esplosa nel credente non è un episodio, ma sviluppa in lui, già nel presente, una forza vivificante inesauribile, che dura per la vita eterna.

v. 17

Io non ho marito: La donna vive con un uomo, il sesto, senza che questo sia il suo legittimo marito, e la legge rabbinica, pare, consentisse a una donna al massimo tre matrimoni.

Vive un certo senso di colpa, e comunque ha una cattiva reputazione.

v. 19

profeta: Costatando che Gesù conosce i segreti della sua vita, la donna lo saluta come un uomo di Dio e l’invita a chiarire la questione decisiva del vero culto.

v. 20

questo monte: Il santuario del monte Garizim che dominava l’antica Sichem era stato distrutto fa Giovanni Ircano nel 129 a.C. Era il luogo principale del culto samaritano.

il luogo in cui bisogna adorare: La questione posta dalla donna deriva dal fatto che in Dt .12,5 non viene esplicitato il luogo scelto dal Signore. Dal tempo di Alessandro Magno, i samaritani avevano eretto sul monte Garizim un tempio in concorrenza a Gerusalemme.

 v. 21

Credimi: Più che richiesta esplicita di fede, la richiesta di Gesù è quella di fidarsi di qualcuno sulla base di qualcosa che si è sperimentato.

Alla samaritana Gesù chiede di fidarsi di lui e di credere a quanto sta per dirle, proprio sulla base della conoscenza che ha dimostrato di avere di lei.

v. 22

la salvezza viene dai Giudei: La posizione di Gesù è motivata dalla contaminazione religiosa dei samaritani. La salvezza viene da quella porzione d’Israele rimasta fedele all’alleanza di Abramo e Mosè.

v. 23

in spirito e verità: Il dono dello Spirito permette di conoscere e di adorare Dio come Padre: questo è il culto «in verità» che caratterizzerà i tempi futuri che cominciano. Da allora ogni culto, e in particolare quello celebrato nel tempio di Gerusalemme, è sorpassato è finito.

v. 24

Dio è spirito: Più che di sottolineare il carattere immateriale di Dio, si tratta di affermare che egli è la fonte dei doni spirituali che trascendono tutti i modi di essere delle cose create.

 

Mentre la donna pensa a un Messia dei tempi futuri, Gesù le si manifesta come il Messia presente.

v. 26

Sono io, che parlo con te: Al di là della dichiarazione messianica, la risposta potrebbe avere una portata teologica più ampia: Gesù applica a sé la formula della rivelazione di Dio a Mosè: «Io sono.

Lo stupore dei discepoli è dovuto alla consuetudine che sconsigliava a un Rabbì di intrattenersi in pubblico con una donna. Nel frattempo la donna corre in paese.

v. 27

Di che cosa parli con lei?: Non si tratta soltanto di usi che si opponevano alla conversazione d’un uomo con una sconosciuta.

I discepoli si meravigliano soprattutto del fatto che Gesù ha trasmesso la Parola a una donna, samaritana per di più.

Essi non hanno compreso che Gesù cerca quello che cerca il Padre.

v. 38

nella loro fatica: Lett.: «in quello che è costato loro tanta fatica». I discepoli saranno i mietitori degli ultimi tempi. Essi raccolgono quello che è costato pene e sofferenze a colui che ha seminato: allusione agli antichi profeti e soprattutto a Gesù.

 

Anche nel dialogo con i discepoli si intersecano diversi livelli di comunicazione. Gesù svela gradualmente il segreto della propria esistenza e il senso globale della sua opera nel mondo.

v. 41

credettero: La cerchia di quanti incontrano e credono in Gesù dopo averlo ascoltato si è accresciuta ed estesa, grazie alla sua permanenza in paese.

per la sua parola: Alla piena fede in Gesù gli abitanti del paese giungono esclusivamente «per mezzo» della sua parola, senza bisogno di segni.

Alla fede in Gesù si può giungere, quindi, o attraverso la testimonianza di terzi, o mediante le opere da lui compiute o, infine, mediante la sua stessa parola.

v. 42

noi stessi abbiamo udito: La testimonianza della donna, come più tardi quella degli apostoli, conduce veramente alla fede perché è l’occasione dell’incontro con la parola e la persona stessa di Gesù.

salvatore del mondo: Il titolo di «salvatore» era talvolta attribuito a Dio nell’AT ma talvolta anche all’imperatore del mondo ellenistico.

Gli scrittori del NT lo applicano generalmente a Gesù.

Giovanni è il solo a usare la formula «salvatore del mondo» che sottolinea l’universalità della salvezza.

Situata al termine di questo racconto, essa ne fa apparire la portata simbolica.

 

RIFLETTERE SULLA PAROLA\

 

E’ il tema dell’acqua viva, quello di oggi. Tutto parte dalla sete.

Il popolo ebraico in viaggio nel deserto tante volte ha sete e il non poter rispondere con immediatezza ed abbondanza a questa esigenza fondamentale lo porta a lamentarsi di Dio: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?"  Chissà se noi abbiamo ancora sete? Non tanto la sete di acqua che, bene o male, almeno nel nostro mondo occidentale, riusciamo ancora a soddisfare, quanto quella sete di qualcosa di più grande, di più importante, la sete del senso della vita, la sete di Dio.

Qualche volta si ha l’impressione che l’uomo comune non abbia più queste seti e si accontenti di bottigliette di acqua, a volte anche un po’ putrida, preconfezionata dai tanti che per denaro e per potere si presentano come coloro che hanno le risposte a tutti i problemi dell’uomo: desideri qualcosa?

Con il denaro puoi comprare tutto!  Ti piacerebbe sapere che cosa ti aspetta nel futuro? Basta andare dal mago Tal dei Tali e, pagando, troverai ogni risposta.  Ti sembra di aver ancora bisogno di un Dio per tranquillizzarti? Rivolgiti alla Fiera delle religioni, ce ne sono di tutti i gusti e puoi sceglierti il tuo Dio su misura.  E quante volte l’uomo e noi, per non far fatica, per saziare subito i nostri desideri ci accontentiamo di acqua marcia e velenosa piuttosto che cercare l’acqua viva!

Uno strano incontro, quello del pozzo di Sicar che ci ha proposto il Vangelo odierno: proviamo a ripercorrerlo in alcuni particolari. Sembra a prima vista un incontro casuale quello di Gesù con la Samaritana. Ma sarà proprio così?  Gesù si è messo in viaggio dall’eternità e dal cielo per venirci incontro.  Il suo amore non è casuale tant’è vero che il Vangelo ci dice che Gesù era in cammino ed era pure stanco di questo camminare. Gesù mi cerca, ti cerca. E’ venuto apposta nel mondo perché ci ama uno ad uno e per ciascuno di noi c’è un pozzo di Sicar al quale ti aspetta.  Anche noi, forse, possiamo aspettare questo incontro e desiderarlo; qualcuno, come la donna Samaritana può persino saperne di teologia per immaginarsi di come sarà questo incontro: "Quando verrà il Messia ci svelerà ogni cosa", gli dice. Ma Gesù è sempre una sorpresa, te lo trovi là dove meno ti aspetteresti di incontrarlo, te lo trovi pieno di polvere e affaticato nel luogo della tua fatica quotidiana. Ti aspetteresti che Lui subito ti fornisca tutte le risposte, che sazi ogni tua sete, che ti eviti di dover venire a prendere acqua ogni giorno, e invece Lui ti spiazza e chiede a te da bere. Dio per darti qualcosa ha bisogno di te. I suoi doni non te li fa piovere dall’alto ma vuole suscitare in te il desiderio.  Ma noi, spesso, proprio come la Samaritana che sembra intuire a distanza la pericolosità di Gesù, cerchiamo di premunirci e di tirare fuori tutte le nostre difese.  La donna comincia con l’ironia: "Guarda un po’, un rispettabile Rabbi Giudeo, che si crede migliore di tutti gli altri, che dà del protestante ai Samaritani e che poi si abbassa a chiedere un sorso d’acqua ad una donna (ma le donne non erano considerate dai Rabbi impure per eccellenza?) e ad una donna Samaritana?"  Provate a pensare se qualche volta non ci è successa la stessa cosa: "Tu Signore sai quanto sono peccatore e quanto sono incapace e chiedi proprio a me di diventare catechista o volontario in Parrocchia?  Rivolgiti ai preti, agli addetti ai lavori, a quei maggiorenti della parrocchia che sanno tutto e non aspettano altro che di potersi esibire tra gli applausi di tutti".

Oppure: "Tu, o Signore sembri dirmi che hai bisogno di me per aiutare quei barboni, ma ci pensi la società, il comune, a quei disgraziati: che cosa centro io? Al massimo posso fare una offerta per la Caritas…"  Gesù ha sete di te, di me, di noi.

Gesù per poterci dare l’acqua viva, ha bisogno della nostra disponibilità a spegnere qualche sete. Ma, le difese della donna continuano: dall’ironia passa alla teologia: "Tu che dici di avere risposte vive per ogni problema comincia a dirmi chi ha ragione: i Samaritani o i Giudei e quale è il Dio giusto: il nostro o il loro e il culto vero è quello di Gerusalemme o quello del monte Garizim?"  E spesso è proprio ammantandoci di presunta cultura teologica che noi opponiamo resistenza al Signore.  Lui ci parla di acqua viva e noi gli opponiamo diatribe teologiche. Lui ci parla di amore profondo e vero e noi arzigogoliamo su norme e spacchiamo il capello in quattro per stabilire fino a che punto una cosa sia o non sia peccato. Lui muore per noi sulla croce e noi ci chiediamo se sia più bravo Padre Pio o Papa Giovanni nel fare miracoli, dimenticandoci che i santi non fanno mai miracoli in proprio ma li ottengono sempre dalla misericordia di Dio. Gesù vuole arrivare al nostro cuore e noi gli offriamo una apparenza di intelligenza orgogliosa impaludata nei luoghi comuni del barboso sapere di teologi ammuffiti. Ma Gesù non demorde. Ci vuole troppo bene. E allora ci tocca nel vivo.

Alla Samaritana si mette a raccontarle la sua vita, le scopre gli altarini, le fa sentire che la conosce bene, che conosce le sue seti di affetto nascoste e non risolte. Non la fa sentire un verme, non la giudica, le fa solo capire che dietro alle sue costruzioni di difesa ci sta lei donna, samaritana, con tutti i suoi problemi, ma anche con tutti i suoi desideri veri inappagati. E soprattutto le fa sentire che Lui è disponibile a riempire il suo cuore. Non nascondiamoci dietro false sicurezze, non mascheriamoci per sembrare diversi da quello che siamo, Gesù ci conosce, ci ama così come siamo, ci cerca, ci aspetta, e non con il bastone in mano; Lui è là, o sulla spalletta di un pozzo, o in ufficio, o sul tram o in casa nostra, ma ci aspetta perché ci ama, ci aspetta per donarci se stesso. Perché farlo aspettare ancora lungo? E se poi ci pensiamo bene quell’acqua viva che zampilla per l’eternità è già in noi fin dal giorno del nostro battesimo: perché tenere il rubinetto ermeticamente chiuso?

 

PER CONTINUARE A RIFLETTERE

Penso… E mi interrogo

 

Il discernimento si configura come una scelta personalissima, fatta confrontandosi direttamente con il Signore. Così il compito della Chiesa è quello di metterci in contatto diretto con Gesù perché nel confronto personale con lui ciascuno possa decidere del proprio cammino. Il discernimento richiede certamente impegno: ci sarà molto da fare, ma non si è mai soli e mai disperati perché se il Signore ha cominciato la sua opera, certamente la porterà anche a compimento. Prima di intestardirci su cominciare o avviare una o un’altra attività pastorale, il discernimento dovrebbe insegnarci a guardare all’opera di Dio. Egli già ci ha anticipato e non chiede di fare cose impossibili ma di continuare quanto Lui ha già seminato. Gesù prende la donna di Samaria là dove essa si trova prigioniera delle sue attese, dei suoi bisogni quotidiani per condurla altrove. Suscita dapprima meraviglia, poi desiderio dell’acqua, poi il desiderio la conduce su un altro piano, quello di un’acqua viva, di una vita piena che incontri Dio, di un santuario: e allora lo scopre lì, offerto in Gesù: “sono io”.   Insieme alla donna noi lettori siamo presi per mano e condotti perché nella ricerca di Dio da soli rimaniamo chiusi nel cerchio dei nostri piccoli desideri, delle nostre esigenze; c’è bisogno che Gesù ci prenda per mano e da questi bisogni ci porti a leggere in profondità i nostri desideri, a scoprire con meraviglia che tutti conducono a Lui, che c’è già venuto incontro. Ognuno di noi ha le sue ‘Samarie’ cioè quelle zone più distanti, più difficili, ancora da evangelizzare… Gesù vuole penetrare in ogni zona di noi affinché aderiamo a Lui con tutto noi stessi… Chiedo che il Signore permei ogni zona di me, e tutto di me aderisca Lui… Il ‘pozzo’ come luogo dell’incontro, del dialogo… A quale pozzo nella nostra vita personale e comunitaria il Signore si siede anche oggi per potere dialogare con noi, donarci la sua acqua viva e condurci all’incontro con il mistero del Padre?

La vita mi interroga

La società dei consumi e dei falsi bisogni incomincia a traballare: ne siamo consapevoli? Quali cause identifichiamo?  Quali possibili nuove piste percorrere? La nostra fede cristiana a tal riguardo cosa ci suggerisce?

 

Concludendo in preghiera

Signore, davvero il tuo desiderio di incontrarmi è grande. Tu ti fai trovare proprio dove io passo. Ma quante volte, Signore, ti evito e quando ti incontro dimostro  quanto poco Ti conosco. Signore, prendimi per mano e conducimi a conoscerti sul serio, conducimi alla fede vera, conducimi a fare chiarezza in me, come hai fatto con la samaritana. Fa’ che io scopra come Tu sei il Dono di Dio, come Tu ti fai regalo per me. Fa’ che il scopra come sei Tu il Pozzo

al quale accorre per attingere Acqua viva. Fa’ che io scopra come Tu sei il nuovo Tempio

nel quale stare per incontrarsi con Dio. Sì, lo riconosco: corro dietro a tante cose, faccio i salti per raggiungere  qualcosa che mi interessa, ma quanto poco corro per venire da Te. Signore, eccomi. Voglio correre da Te, voglio venire sempre ad attingere da Te l’acqua viva, voglio essere una brocca  che si cala giù nel Tuo cuore per riempirsi della Tua grazia, del Tuo Santo Spirito, della Tua Parola, insomma di Te. E voglio essere una brocca che corre ovunque per portare la Tua acqua viva, per fare in modo  che tanti uomini possano finalmente compiere la loro ricerca scoprendo Te.  

 

PADRE NOSTRO