DOMENICA 27 APRILE: 

2^ DOM. DI PASQUA

 

Una scheggia di preghiera: 

 

MIO SIGNORE E MIO DIO!

 

HANNO DETTO: Non basta essere nati in paesi cristiani per dirsi cristiani. Ognuno deve riconquistare la propria fede. (Carlo Carretto)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli occhi possono fare mille cose che le dita non possono.

UN ANEDDOTO: Un imbroglione matricolato, fu, infine, catturato, e condannato a morte! In cambio della vita, offrì ai Giudici un segreto sbalorditivo: il metodo per piantare alberi, che producevano frutti d'oro! La notizia giunse all'orecchio del Sovrano, il quale pensò, che valesse la pena, di fare un tentativo. L'uomo spiegò, tranquillamente, che era pronto a dimostrare la sua straordinaria capacità, e chiese soltanto un pizzico di polvere d'oro, e una pala! Il Sovrano accettò: «Ma, se non è vero, finirai nelle mani del boia!» Il mattino seguente, il Re, e tutta la sua corte, si ritrovarono nel giardino reale. L'uomo si inchinò profondamente, davanti a tutti i dignitari, vestiti in gran pompa, e disse: «Potentissimo Sire: vedrai, che è molto semplice! Io scaverò una piccola buca, nella terra: vi metterò un pizzico d'oro e, per tre giorni, verserò un secchio d'acqua. Il terzo giorno, l'albero spunterà, e porterà tre frutti d'oro, che, a loro volta, potranno essere seminati, e diventare altri alberi, carichi di frutti d'oro massiccio!». «Allora!», si spazientì il Re. «Smettila di "cianciare", e semina l'oro. Se, fra tre giorni, non vedo i frutti d'oro, finirai sul patibolo!» «O sommo Signore!», piagnucolò il furbacchione. «Non posso, farlo io! Il segreto funziona solo, a una condizione: la mano, che semina l'oro, deve essere totalmente innocente, e non aver mai commesso nulla di ingiusto. In caso contrario, il prodigio non avviene! Per questo, come puoi ben capire, non posso utilizzare il segreto, per me. Ma, tu sei nobile, e clemente, Signore: e, quindi, puoi!» Il Re afferrò la vanga, ma gli venne in mente quello che aveva commesso, durante l'ultima guerra. «Le mie mani grondano di inutili crudeltà, verso i nemici! Renderei vana, la magia. È meglio, che ci provi qualcun altro!» Il Sovrano fece un cenno, al Ministro del Tesoro. Ma, invece di avvicinarsi, il Ministro si ritrasse! «O magnifico Sovrano, ti ho sempre servito fedelmente, ma, una volta, mi è occorso un incidente increscioso, nella camera del Tesoro: un pezzo d'oro è rimasto attaccato, alla suola delle mie scarpe, e così.» «Va bene!», brontolò il Re. «Il mio incorruttibile Giudice supremo, impugnerà la pala!» Il Giudice rifiutò, con un inchino: «Volentieri, lo farei, ma, in questo momento, inizia un importante processo, che non posso, assolutamente, perdere... Scusatemi!». Il Re si voltò, e vide che, piano piano, Ministri, gentiluomini, consiglieri, e cortigiani, se l'erano squagliata, alla "chetichella", e si mise a ridere: «Me l'hai fatta, furbone matricolato! Così, so, che nessuno è innocente. Neppure io! Ho capito, la lezione: prendi i tuoi soldi, vattene, e non farti mai più vedere!» "Per questo, oggi, nel mondo, non esistono alberi, che danno frutti d'oro." «Gesù alzò il capo, e disse loro: "Chi, di voi, è senza peccato scagli, per primo, la pietra, contro di lei!"... Ma quelli, udito ciò, se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani, fino agli ultimi!» ("Vangelo di Giovanni 8,3-11").

PAROLA DI DIO: At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11a.12-13.17-19; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20,19-31

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

GLI RISPOSE TOMMASO: «MIO SIGNORE E MIO DIO!»

Tommaso, da uomo legato al concreto, ha messo un po’ di tempo per arrivare alla fede nella risurrezione, ma quando ci è arrivato, lo ha fatto nel modo più completo. Come sarebbe bello e liberante potersi abbandonare nelle mani di Gesù, riconoscere la sua forza e potenza, imparare  a cogliere i suoi segni, smetterla di  voler sempre e a tutti i costi sapere tutto, lasciarci amare senza opporre  ostacoli, smetterla di giudicare per  accogliere i fratelli. Tommaso, fratello somigliante a me nei dubbi, rendimi simile a te nella fede perché anch’io possa essere un ‘gemello’ somigliante di Gesù.